Da arena dove rievocare le conquiste dell'Impero a imponente spazio dedicato al sacro. Così è cambiata l'anima dell'Anfiteatro Flavio. Tutta opera di un monaco coraggioso

Domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo, a ognuno di suo fratello.
Genesi 9,5

Fu un monaco a trasformare l’anima del Colosseo, da mattatoio pubblico dell’Impero a monumentale palcoscenico del Cielo. Queste le prime date dell’Anfiteatro Flavio: nel 72 d.C. l’imperatore Vespasiano ne avviò la costruzione, nell’80 il figlio Tito (erede al trono) lo inaugurò e, alla sua scomparsa (un anno dopo), il suo successore (e fratello) Domiziano lo restaurò. Al nome della struttura, invece, si dànno altre origini: si pensa possano risalire al gigante bronzeo dedicato a Nerone che era stato piazzato proprio lì davanti.

Un tempo il campo ellittico accoglieva le rievocazioni della Roma che trucidava e conquistava i suoi nemici. Erano spettacoli di sangue che avevano il duplice scopo di svagare e tenere a bada il popolo. Però le cose cambiarono. Al Colosseo vennero mostrate persecuzioni che scatenarono verosimili dubbi di coscienza. I prigionieri cristiani condannati a morte andavano incontro alla tragica sorte con un coraggio mai visto prima, convinti perfino che nell’aldilà sarebbero stati ricompensati per la loro estrema testimonianza di fede. Nella mente della gente (e non solo) cominciarono a farsi strada nuove domande. Non ci sono sondaggi d’opinione dell’epoca ma, senza azzardare troppo, è facile immaginare quali possano essere stati gli assilli che rimbalzavano in testa: come fanno quei poveri cristiani ad avere tanta forza d’animo? hanno ragione loro a credere che dopo la morte ci sarà un’altra vita? il loro Dio è più forte del nostro imperatore?

Al posto dell’antico eroismo guerriero stava subentrando la nuova speranza cristiana. E nel 404 fu proprio uno di questi nuovi eroi della croce a far “crollare” il Colosseo. Si racconta che il religioso Telemaco piombò nello stadio gridando ai gladiatori di smetterla coi combattimenti. Il pubblico non reagì bene e linciò quel poveretto. Invece, sembra che l’imperatore Onorio rimase assai colpito dall’irruzione. In quello stesso anno la struttura venne trasformata in una sorta di grande parco giochi e nel 523 sul Colosseo calò definitivamente il sipario.

 

La fede aveva vinto sulla spada. Una vittoria che si affermò di nuovo e meglio nei secoli VI e VII, quando il Colosso ospitò la sede della chiesa di Santa Maria della Pietà. Nel Giubileo del 1750 lo stadio fu teatro della prima “Via Crucis” pasquale voluta da Benedetto XIV, sospesa con l’unità d’Italia e ripresa definitivamente nel 1959 da Giovanni XXIII. Un tempo all’anfiteatro andava in scena la crudeltà, oggi il sacro.