Nell'VIII secolo san Beda si esprimeva così quando parlava del famoso monumento: bello e terribile. Un tempo simbolo della barbarie umana oggi rappresenta la devozione al Signore

Finché esisterà il Colosseo esisterà anche Roma; quando cadrà il Colosseo cadrà anche Roma; quando cadrà Roma cadrà anche il mondo.
San Beda

Così si esprimeva san Beda, venerabile del secolo VIII quando parlava di questo famoso monumento.

La Roma Eterna pare concentrarsi precisamente in quest’ardita costruzione che sfida i secoli. La sua imponenza nasconde altri significati non minori. Per esempio è un monumento alla barbarie umana. Qui si susseguivano lotte tra gladiatori, schiavi, belve, condannati come spettacolo certamente disumano, ma all’epoca era spettacolo ambitissimo per le folle.

È stato costruito con schiavi e bottino proveniente da Gerusalemme dopo la distruzione nell’anno 70. È il trofeo del vincitore che racchiude sudore, vite, sconfitta e desolazione del popolo ebreo. È quindi un monumento con finalità tragiche e ludiche dell’epoca costruito con mezzi non meno tragici e dolorosi per Ebrei e quindi anche per cristiani.

L’Arco di Tito è il doloroso passaggio da Gerusalemme a Roma. Costruito per commemorare la vittoria di Roma sulla rivolta giudaica si erge sulla Via Sacra e costituisce un punto di riferimento per la comunità ebraica di Roma. Una sorta di muro del pianto romano?

L’Arco di Tito ha un altissimo valore simbolico per il popolo ebraico: è un arco trionfale che ricorda a tutti loro l’inizio della diaspora, e ancora oggi molti ebrei non ci passano sotto per non onorare gli antichi conquistatori.

L’Arco di Tito con i suoi rilievi, raffiguranti l’arrivo a Roma dei vincitori carichi del bottino fatto nella Guerra giudaica, ma anche il Colosseo, sono monumenti alla vittoria dei Romani e, al contempo, alla tragedia delle sue vittime. Nelle cronache si parla di ben 12.000 ebrei portati a Roma da Tito e poi impiegati nella costruzione dell’anfiteatro.

Per addolcire tanta sofferenza e barbarie si custodisce nella chiesa di S. Francesca Romana (S. Maria Nova) l’icona più antico conosciuto: “La Madonna del conforto”.

E davvero ce n’è il bisogno di contemplarla.